domenica 23 maggio 2010

Recensione Sorority Row - Patto di sangue (USA 2009)

Titolo originale: Sorority Row

Regia: Stewart Hendler

Sceneggiatura: Josh Stolberg, Pete Goldfinger (da un racconto di Mark Rosman "Seven Sisters")

Descrizione: Feste, festine e festicciole di una maturità raggiunta solo formalmente...

Cast: Briana Evigan, Leah Pipes, Rumer Willis, Jamie Chung, Margo Harshman

Data di uscita italiana: 1 giugno a noleggio col titolo Patto di Sangue (Eagle Pictures)

Per vendicarsi di un fidanzato traditore, le ragazze della Theta Pi, confraternita universitaria tutta al femminile, progettano un macabro scherzo che finisce tragicamente con un omicidio involontario. Promettendosi di non parlare con nessuno dello spiacevole incidente, il gruppo coinvolto sarà messo a dura prova nella sua coesione e solidità quando un assassino mascherato sembra intenzionato ad eliminare con truculenza tutte le colpevoli del misfatto.

Sorority Row è il remake di The House on Sorority row (Non entrate in quel collegio nel nostro idioma), pellicola del 1983 scritta e diretta da Mark Rosman che in questa occasione assume il ruolo di produttore oltrechè fornire il suo contributo nella fase di reinvenzione e attualizzazione della sceneggiatura originale. Siccome l'opera prima non è granchè conosciuta, in particolare da un pubblico poco avvezzo al genere, non sorprende constatare come la notizia di questa  rielaborazione non abbia destato il solito coro di lamentele che puntualmente accompagna ogni rifacimento cinematografico. Anzi il suo annuncio lasciò la comunità horror o completamente indifferente o piuttosto perplessa suscitando la sensazione che il cinema americano sia ormai arrivato alla frutta se ci va a riproporre opere non proprio memorabili. D'altro canto si poteva comunque sperare che una simile operazione di ripescaggio in teoria avrebbe dovuto dare nuova linfa al prototipo, contemporaneizzarlo e finalmente farlo emergere dall'anonimato. Visto però il risultato cui ci troviamo davanti se ne deduce che il più delle volte conviene rimanere nel proprio pessimismo invece di cercare qualche motivazione razionale in questa deprecabile tendenza di voler rimaneggiare tutto senza un qualsiasi scopo o giustificazione plausibile.



Il primo ingresso nella sede di questa congrega non è dei migliori e viene subito voglia di stoppare la visione: per giunta la telecamera non vede l'ora di farci addentrare nel clima di questo ambiente tanto festivo quanto fittizio e mal costruito, come se ci volesse indicare con superbia che si tratta di una caratteristica da annotare tra i pregi del film. Già fin d'ora si può disprezzare lo stile di regia, moderno ma nel senso più negativo del termine, infatti pare di assistere ad uno di quei costosissimi videoclip musicali o peggio ad uno dei tanti inutili reality show che infestano il palinsesto di mtv. Nei primi 5 minuti si alternano battaglie di cuscini su un tappeto a molle con conseguente spargimento di piume per creare grandi effetti scenici, coreografie improvvisate di collegiali in pigiama e così via in un'insulsa rassegna rigorosamente in slow-motion di siparietti dove il disinibismo e la procacità ti vengono sbattuti in faccia senza nemmeno aver chiesto nulla in proposito.
Come se non avessimo già capito la natura e la direzione intrapresa dalla storia, Sorority tenta anche anche di nascondere la sua evidente superficialità tempestandoci di dialoghi provenienti da un mucchio di galline starnazzanti che pensano di aver il mondo al proprio comando. Nemmeno di fronte all'incidente mortale (bellamente spoilerato dal trailer) cui partecipano, a parte qualche lacrima di coccodrillo, queste ragazze sembrano incapaci di provare la benchè minima emozione, figuriamoci mettere la testa a posto, e inevitabilmente ci trascinano in questa schiacciante apatia, in barba ai vari film che si concentrano sui traumi che può causare l'assistere ad una morte prematura.
L'opera di Hendler (già responsabile del poco apprezzato Whisper) non si discosta minimamente dalla fabbrica dei remake realizzati dall'infelice accoppiata Nispel/Bay e ne ricalca con brutale esattezza tutti i suoi attributi: fotografia, regia, psicologia inesistente dei personaggi, splatter ammiccante ma piuttosto invisibile. L'unica eccezione rispetto a questo deleterio canone potrebbe essere la sottile vena ironica riscontrabile in alcuni frangenti, peraltro forzatissimi, ma non si tratta altro che dell'ennesima mossa paraculo per rinnegare la deficienza di cui è intrisa la pellicola.


Persino i pochi ruoli adulti presenti, che di norma dovrebbero rappresentare la ragione e l'equilibrio rispetto all'immaturità e all'insolenza giovanile, vengono resi degli zimbelli con comportamenti, per usare un eufemismo, riprovevoli  (inspiegabile la ripugnante scena di uno psicologo ammanettato ad un letto ancora in attesa di altri pazienti...). In questa squallida disgregazione sociale non viene trovata nemmeno una valida scusante per il massacro attuato dal killer mascherato: imbecille come poche altre.
Qualitativamente parlando dunque la sceneggiatura è una vera e propria discesa nella fogna che si può creare nella mente dello sceneggiatore inetto e insensibile, incurante delle reazioni di un pubblico ormai esausto nell'interminabile lotta per la salvaguardia dei suoi neuroni.
Di solito non amo le dichiarazioni troppo generiche, ma Sorority row è senza ombra di dubbio uno dei peggiori teen horror che potrebbe capitarvi tra le mani ultimamente. Possiamo solamente consolarci del fatto che nel nostro paese questa ciofeca ha bypassato l'uscita nelle sale e si riverserà direttamente sugli scaffali delle videoteche. Se volete ancora bene al vostro cervello, fate finta di niente e considerate il posto che occupa come se fosse vuoto.

GIUDIZIO FINALE: 5

Nessun commento:

Posta un commento

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...