sabato 17 aprile 2010

Report After Dark Horrorfest 2009

E siamo arrivati a quattro: il tanto atteso (?) After Dark Horrorfest anche quest'anno ha fatto gli straordinari, scendendo più in basso del previsto (e dando un'occhiata ai voti in basso potrete già capire quale opera, in particolare, è responsabile di tale declino qualitativo) nei gironi degli horror più o meno recenti ancora in attesa di un distributore, per riproporci con puntualità i "fantastici" 8 film che vanno a costituire la rassegna (e Dio solo sa il criterio in base al quale vengono scelti).
Finora sono riuscito a vederne solo una metà e quindi mi era parso sensato condividere qualche breve commento su ognuno di essi, prima di giungere (semmai riuscirò a farcela) al termine di questo calvario. Forse ho esagerato con l'ironia perchè dopotutto qualcosa di buono ne era uscito da questo abituale appuntamento, anche se ultimamente ci aveva tediato con visioni da reset mnemonico immediato. Anche l'edizione 2009 sembra confermare questa temibile tendenza, ma lungi da me fare il catastrofico prima ancora di fornire qualche spiegazione quindi avviciniamoci (con la dovuta cautela per evitare terribili indigestioni) a questi pacchi dal contenuto incognito sperando che non si fermino solo alla qualifica di "pacco".

THE REEDS sulla carta sembrava il più promettente e le premesse mi avevano pure spinto a riservargli un post di anteprima. Dalla sua parte aveva un'ambientazione piuttosto inusuale e il trailer era pure riuscito a suscitarmi una buona impressione perchè guardando le immagini non si capiva bene quale fosse il pericolo che i protagonisti avrebbero dovuto affrontare. Sfortunatamente delle sensazioni ricavate dal video promozionale l'opera di Cohen conferma solamente la varietà di eventi (e incidenti), che almeno lo tolgono fuori dal pericolo noia, e questo si attesta come suo unico pregio. Difficile dire il contrario ma questo film è chiaramente figlio della frettolosità e risulta capace solo di ammiccare (così tanto che ci è rimasto cieco) ad altre pellicole più riuscite e più celebri. La storia è un collage realizzato con la colla più scadente e non si capisce mai quale direzione voglia intraprendere: prima rievoca Eden Lake e i suoi delinquenti adolescenti, poi gioca a fare l'horror psicologico e infine quello paranormale. L'incompetenza in fase di sceneggiatura è una condanna che viene pagata cara: magari nel durante si può tentare di cullare lo spettatore con qualche scena splatter o qualche accadimento irrazionale ma quando il finale costringe a svelare le carte si capisce bene che gli autori non sapevano proprio che pesci pigliare.
Se il settore narrativo è da cestinare, si può comunque salvare la virtuosa regia (che a volte ci propone pure delle panoramiche da manuale) e la paludosa fotografia, sebbene dal complessivo risultato altalenante. Assolutamente non convincenti gli attori, probabilmente tra le facce meno espressive che l'horror britannico ci ha riservato di recente.
Vi piacciono le storie misteriose ma che alla fine riescono pure a concludere degnamente un discorso, senza colpi di scena risibili e meccaniche fattuali messe a casaccio? Allora lasciate perdere questo The Reeds e guardate direttamente Triangle, al quale il lavoro di Cohen si ispira sfacciatamente ma senza le appropriate abilità.

GIUDIZIO FINALE: 6,5

ZOMBIES OF MASS DESTRUCTION è l'ennesima commedia horror contornata di zombies con una valida morale di fondo senza eccessivi riferimenti politici. Piuttosto quest'ultimi sono così semplici che ispirano tanta tenerezza. Inutile dire che in questo film gli iracheni vengono sempre etichettati come terroristi, anche se hanno preso cittadinanza americana da decenni, che i gay vengono ancora visti come un male della società da estirpare al più presto e che la Chiesa è l'unica istituzione in grado di affrontare (con la conversione!!) le orde di famelici cadaveri ambulanti. Pur partendo da questa marea di stereotipi, il debutto di Kevin Hamedani, strano a dirsi, si rivela abbastanza godibile, merito anche del curato contesto in cui hanno luogo le vicende dei vari abitanti di un'isola fuori portata. La pellicola trova il suo punto di forza, piuttosto che nella storia, in una satira sociale tutto sommato di buona fattura, nonostante dia luogo a sviluppi ampiamente prevedibili.
Di sangue ne scorre a bizzeffe e i suoi flussi abbondanti si adagiano con facilità alle varie situazioni comiche proposte, a volte anche valorizzandole. La trama ha un'inaspettata struttura reticolare che si sposta da personaggio a personaggio fino ad arrivare al classico assedio finale con l'aggregazione dei vari protagonisti. Il tutto si mantiene dunque su buoni livelli fino all'apparentemente pigro e anonimo finale da happy ending che interrompe bruscamente la circostanza apocalittica e, con una passata di spugna, ci riporta alla tediosa normalità. Ma questa conclusione è ben più profonda di quanto si quanto si possa pensare perchè ci fa capire quanto sia fondamentale il cambio generazionale e quanto sia inutile e deleterio arroccarsi nelle proprie convinzioni e vedute sulla realtà esterna. Altra nota di demerito è la fotografia che qualitativamente fa somigliare il film ad una telenovela spagnola
Ad ogni modo ZMD è una zombedy di tutto rispetto con tutti i requisiti al posto giusto: trattandosi di un'opera d'esordio non ci si sarebbe potuto aspettare di meglio.

GIUDIZIO FINALE: 7

Quatti quatti e in modo quasi indolore siamo purtroppo arrivati al primo vero scempio di questa annata: LAKE MUNGO, ovvero il lago in cui mi sarei annegato volentieri se, con una pistola puntata sulle tempie, mi avessero chiesto di scegliere tra il suicidio o la visione di codesto film. Il motivo per cui si continua ancora a realizzare questi mockumentary ancora non ci è pervenuto, ma dal canto mio, dopo averne visto un paio, ho capito che questo sottogenere è assolutamente inappropriato per raccontare una storia di terrore e mai come in questo caso lo si fa con i metodi più irritanti e spocchiosi possibili. In pratica si tratta di un finto documentario, che vorrebbe in tutto e per tutto somigliare ad una storia vera, costituito per il 90% da interviste a personaggi inventati e la restante parte da pietosi filmati amatoriali (perchè ormai fa moda inserirli in qualsiasi film - Paranormal Activity docet). Detto così il menù non sembra affatto invitante, figuratevi come il vostro entusiasmo verrà sotterrato definitivamente quando avrete il coraggio di guardarlo. La cosa veramente spaventosa è che un abominio del genere fa davvero rimpiangere qualsiasi soporifero film orientale. Ma non è tanto la struttura colloquiale quella che deprime, quanto piuttosto la disonestà della narrazione, la scorrettezza nei confronti dello spettatore fiducioso che si aspetta almeno un brivido sulla schiena e invece si ritrova ad assistere a dialoghi degni di una bambinaia, a inutili stravolgimenti dovuti alle confessioni di testimoni a sorpresa (che non si sa da dove sono sbucati fuori), a stupide azioni da parte di un figlio viziato che per questo meriterebbe solo tante bastonate, e non, come accade, la compassione dei genitori. Alla base del film vi è questa odiosa mania di voler filmare tutto: uno psicologo registra le sue sedute, la famiglia riempie la casa di telecamere per vedere se passa qualche spiritello, la protagonista in gita con le amiche non c'ha un tubo da fare e riprende il paesaggio perchè sente strane presenze... Io spero che il regista non ci abbia veramente considerati così deficienti da credere che noi  potessimo berci cotanta artificiosità di una storia che si presenta come reale! Poi c'è un'incoerenza narrativa allarmante: se Alice Palmer, la cui scomparsa ha fatto uscire fuori di senno i suoi familiari, era così matura da capire tutto della vita (anche gli atti peccaminosi), come si spiega il suo stupido annegamento in un lago artificiale? Spero con tutto il cuore che Joel Anderson non dia un seguito alla sua carriera ma purtroppo devo informarvi che l'incriminato è ancora  a piede libero e al momento è al lavoro addirittura sul remake dello stesso film...

GIUDIZIO FINALE: 4

Concludiamo per il momento questa galleria degli orrori con il barkeriano DREAD che si mantiene sulla discreta sufficienza. La storia è la solita solfa: due studenti universitari si conosco per caso e decidono di lavorare insieme su una tesi che ha per tema la paura. Per dare contenuti al progetto, iniziano a sentire e a registrare le confessioni di vari colleghi sulle proprie fobie (ma poi vi pare che uno vada a sbandierare i propri segreti a dei perfetti sconosciuti?). Prevedibilmente anche i due tesisti scoprono a vicenda di non essersela passata altrettanto bene quanto a traumi dell'infanzia: c'è chi riesce a convivere con i propri fantasmi del passato, chi invece no. Si tratta quindi del classico horror per sbarbatelli? In parte sì, in parte no: ad allontanarlo da questo filone ci pensa la modesta caratterizzazione psicologica dei protagonisti, poco male anche perchè alla fine risultano tutti piuttosto antipatici a livello di presenza scenica.
Il film di Diblasi, oltre ad avere una fotografia poco digeribile, manca totalmente del fattore sorpresa: in pellicole del genere, che scavano a fondo nel subconscio, ci sarà sempre un ruolo che inizierà a surriscaldarsi mentalmente e a diventare incontrollabile. E questa opera non fa assolutamente eccezione alla regola: pur dichiarandosi come horror psicologico, i comportamenti dei protagonisti sono ampiamente prefigurabili e questo va sicuramente a cozzare con il suo statuto precedentemente affermato. L'unico aspetto che avrebbe potuto elevarlo dalle mediocrità, ovvero le dosi di violenza mostrate, viene largamente trascurato anche se le poche sequenze rimanenti sono decisamente valide. La cosa intollerabile in Dread (e che ce lo fa disprezzare) è che ci si accanisce continuamente sui più deboli e c'è anche una sorta di compiacenza nel mostrare questi supplizi mentali e non. E questa situazione non ci offre nemmeno un misero ruolo che sappia tirare fuori le palle e affrontare la questione con razionalità senza giocare a fare la vittima di turno...

GIUDIZIO FINALE: 6

2 commenti:

  1. Grazie per le belle report-recensioni. Ho appena postato anch'io la mia rece di "The Reeds", e vedo adesso che ci troviamo sulla stessa linea critica. Ne approfitto inoltre per chiederti se sei già riuscito a visionare "Frozen" di Adam Green: lo sto cercando da tempo, ma sembra non esserci in nessun dove. A presto.:)

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  2. ;) di niente, è sempre un piacere esservi utile per evitarvi visioni inutili, soprattutto Lake Mungo. No, Frozen non è ancora disponibile al momento: anche per me è uno dei più attesi! Allora verrò a trovarti sul tuo blog per commentare la tua rece di The Reeds! Saluti ;)

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