sabato 5 settembre 2009

Recensione: The Final Destination di David R. Ellis (USA 2009)

Titoli alternativi: Destination Finale 4, Final Destination 4, Final Destination: Death Trip 3D

Regia: David R. Ellis

Sceneggiatura: Eric Bress

Interpreti principali: Bobby Campo, Shantel VanSanten, Nick Zano, Haley Webb, Mykelti Williamson

Durante una corsa automobilistica, Nick ha la premonizione che lui e i suoi amici moriranno a causa di un violento scontro tra le vetture. La morte però non ammette modifiche nei suoi piani e quindi si riprende le vittime designate nei modi più truculenti. Inizia quindi una corsa nel tentativo di sopravvivere...

Disponibile in dvd italiano (Eagle Pictures)

Diciamoci la verità: l'idea che sorregge l'intera serie di Final Destination, nata nell'ormai lontano anno 2000, è senza ombra di dubbio una delle migliori che il cinema teen horror americano abbia mai partorito sulla soglia del nuovo millennio e il suo debutto servì da scossone in un panorama impantanato nelle sabbie mobili create dal celebre Scream di Wes Craven.
A quei tempi la situazione era diventata insostenibile: da ogni dove spuntavano thriller indirizzati al giovane pubblico che cercavano invano di scopiazzare gli aspetti che avevano decretato il successo del prototipo come l'intelligenza di giocare con i stereotipi, quel sano gusto del macabro e quella rara capacità di rendere più fresca e invitante una materia narrativa che contava già numerosi esempi illustri. In questi cloni però non si intravedeva nessuna vera dote artistica: tutti gli sforzi erano concentrati nel progettare la nuova maschera dietro la quale si sarebbe dovuto nascondere il volto del traumatizzato ragazzo di turno che tutto ad un tratto si scopriva appassionato dell' hobby di uccidere. Difficile negarlo ma questa conclusione fece "troppa" tendenza e ancora oggi c'è chi la rispolvera dando l'impressione che venga più utilizzata come facile scappatoia per levarsi dal petto il peso del finale ad effetto.
E' in questo desolante contesto che si inserisce la brillante intuizione, anche se non totalmente originale, di Jeffrey Reddick, sviluppata insieme alla coppia James Wong e Glen Morgan, di eliminare completamente l'eccessivamente sfruttata figura umana del killer incappucciato, ormai diventata una palla al piede, e di lasciare il palco a chi aveva agito da sempre dietro le quinte: la signora con la falce relegata fino a quel momento a riverire lo psicopatico di passaggio. L'operazione non si tramutò, per nostra fortuna, in una banalizzazione di questa figura, dotandola di un nuovo e più particolare volto, bensì si configurò come un vero e proprio prontuario visivo dei pericoli più quotidiani che la nostra esistenza potrebbe riservarci.
Un film del genere non poteva che alimentarsi delle paure, delle tensioni e delle insicurezze del popolo adolescenziale, quello che viene sempre incitato al divertimento più sfrenato, all'agire senza pensare alle conseguenze del giorno dopo e al pensare che il mondo, quando si è giovani, sia una grossa mela da consumare senza parsimonia. Per queste ragioni qualunque lamentela sul fatto che la scelta dei protagonisti sia ricaduta sull'abituale fascia d'età tra i 18-25 anni lascia il tempo che trova. E non si sarebbe potuto fare altrimenti visto che tutta l'adolescenza è un vero banco di prova, un periodo durante il quale si affrontano durissime e titaniche battaglie con la speranza di riuscire almeno in parte a preservare il nostro io e non farci abbattere dagli eventi esterni.
Image Hosting by imagefra.me

L'incidente aereo del capostipite è in sè la più efficace metafora di tutti e quattro i capitoli: il fallimento della partenza rappresenta l'insuccesso nel tentativo di spiccare il volo nella nostra vita, è un'esperienza in meno che ci verrà a mancare terribilmente nel momento del bisogno quando non sentiremo più la terra sotto i nostri piedi.
La lotta tra due esseri umani, personificazione del bene e del male, viene traslata a livello interiore e si trasforma in una contesa con noi stessi, perchè in fondo la morte è parte integrante della nostra vita. Se c'era quindi un'opera horror che agli albori del ventunesimo secolo avrebbe potuto elevarsi a nuovo simbolo generazionale, questa non poteva che essere Final Destination. L'idea alla base del progetto era sicuramente stimolante ma al momento della lavorazione nessuno avrebbe potuto prevedere il clamore e l'entusiasmo che la sua uscita suscitò tra l'assopito pubblico giovanile. Era finalmente nato un nuovo standard per gli horror teenageriali: difficile tornare indietro e chiudere gli occhi di fronte a questo prodigio cinematografico.

Image Hosting by imagefra.me

Un fascino tangibile che continua ancora oggi a fare proseliti ed i risultati parlano chiaro: The Final Destination, quarto e probabilmente ultimo episodio della serie, è attualmente in prima posizione nella classifica dei film più visti in America, stravincendo sul concorrente Halloween 2, e il merito di questo successo non si può ricondurre alla semplice introduzione della tecnologia 3D. Ma come sono riusciti a svecchiare una formula narrativa che già nel terzo episodio dava segni di cedimento? Semplicemente non facendolo: può sembrare strano ma è andata esattamente così tanto che questo nuovo capitolo dà proprio l'impressione di essere la raccolta, il "best of", di tutti i migliori momenti dell'intera saga.
Il regista, David R. Ellis, dichiarò in un'intervista che il film non è assolutamente scevro di novità: basta guardare l'incidente iniziale, in cui le predestinate vittime sono sostanzialmente passive nel loro assistere, comodamente seduti sui propri sedili, ad una celebre corsa Nascar. A parte questa particolarità, la struttura principale del film è rimasta sostanzialmente immutata: abbiamo un protagonista (stavolta maschio come nel primo episodio) preveggente che vive in prima persona e ad occhi aperti la visione della mortale catastrofe che da lì a poco sarebbe giunta a togliere la vita sua e quella dei suoi amici. Dopo aver evitato il disastro, la nera signora comincerà a reclamare le anime delle persone che si sono salvate perchè non si può scappare all'infinito dal proprio destino per quanto triste esso sia.
Pur essendo sulla carta piuttosto deboluccio se paragonato agli incidenti d'apertura dei predecessori, alla resa dei fatti lo scontro automobolistico e gli effetti a cui dà luogo funzionano egregiamente e si crea una tipica situazione di caos e panico in cui tutti calpestano le norme comportamentali da seguire in caso di pericolo. Vedremo varie tipologie di oggetti derivanti dal gigantesco sinistro colpire nei modi più truculenti gli ignari spettatori e non solo: qualunque complemento dello stadio mostrerà il suo lato più tagliente e mortale.

Image Hosting by imagefra.me

The Final destination è non solo la puntata più veloce tra le quattro ( la durata complessiva raggiunge a malapena gli 80 minuti) ma anche quella più ricca di morti ed è stato fatto il possibile per renderle le più differenti possibili le une dalle altre.
Alle messe in scena più spettacolari e splatter sono state associate sequenze di trapassi più sottili, quasi come se si volesse ritornare alla semplicità del primo episodio che voleva far sembrare le morti come causa di plausibili imprevisti. Alcuni decessi sono stati ispirati dalle notizie più vistose provenienti dalla cronaca nera americana la quale si è sempre posta come la principale fonte per fomentare la creatività dello sceneggiatore di turno. Inoltre sono stati fatti notevoli sforzi nella ricerca di nuovi scenari per fare da sfondo alle surreali dipartite degli sfortunati protagonisti: si prosegue con la tendenza di tramutare la più pacifica e innocua scampagnata in un vero e proprio viaggio nell'orrore.

Image Hosting by imagefra.me

Ad aver beneficiato di qualche lieve modifica caratteriale sono i diversi ruoli che ora appaiono più grati e meno ostili verso chi li ha portati alla salvezza, al contrario delle baruffe viste in precedenza. Anzi sono proprio i personaggi più adirati e vendicativi a lasciare beffardamente in anticipo il palcoscenico. Con il ritorno di Eric Bress dietro il comparto storia si riprende la piega più leggera che aveva caratterizzato il secondo capitolo, dove il tutto si svolgeva alla luce del sole per allievare la drammaticità di alcune situazioni, e il carisma di quell'opera viene riproposto intatto anche in questa sede. Ammirevole la volontà di non rendere la storia più intelligente di quanto non sia con qualche aggiunta dell'ultimo minuto per cambiare le carte in tavola.

Image Hosting by imagefra.me

Che voi vogliate o meno questo è "Il" (come dice lo stesso titolo originale) Final Destination definitivo e il pubblico che andrà a vederlo al cinema intorno al mese di gennaio 2010 sa già cosa deve attendersi: una palpitante e frenetica maratona di sequenze splatter che lascia zero tempo per pensare ma non per godere delle sue evidenti qualità. Difficile immaginare la parola fine sull'ultimo episodio di una delle più esaltanti serie horror per adolescenti e non solo.

GIUDIZIO FINALE: 7,5/10

Nessun commento:

Posta un commento

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...